Il nostro paese si è scoperto fragile, immerso nelle acque, come un bambino fuori scuola sotto un temporale, senza riparo, senza nessuno che lo vada a prendere, solo. Un paese non preparato ai cambiamenti climatici, malgrado gli allarmi continui degli esperti, con un governo assente, che non si riunisce nonostante la tragedia dell’Emilia Romagna, tacciata di semplice maltempo. Troppo impegnato a portare avanti il progetto lobbistico del Ponte sullo stretto, e a fare la parte del leone sull’invio delle armi, per fomentare la guerra in Ucraina. Tra decine di morti e dispersi, alluvionati e senza casa, il ministro dell’ambiente, come se ci trovassimo in un racconto grottesco, ha pensato bene di puntare il dito contro gli ecologisti, rei di aver denunciato da tempo la mancanza di un piano contro il dissesto idrogeologico, di aver chiesto ad alta voce l’azzeramento dell’emissioni climalteranti, di aver ‘gufato’ sull’inevitabile aumento dei fenomeni meteorologici estremi.
Eppure, in un combinato disposto di siccità e nubifragi le immagini ci dicono più di tante parole: il paese è solo, noi siamo soli.